Il naso all’insù e lo sguardo contemplativo proiettato nello spazio cosmico.

Joanna non poteva prender sonno quella notte, un fiume di pensieri nella testa, fitto e magico come la Via Lattea, si parava davanti ai suoi occhi.

Dietro le montagne scure fece capolino la Luna illuminandole il viso candido.

Le parlò…

“Joanna, sei bella. Ti è stato fatto un dono grande. Tuttavia voglio fartene uno ancor più grande, uno scrigno segreto in cui potrai custodire la tua Bellezza… ti regalo il Tempo. Proteggilo dal mondo esterno, è un bene prezioso ma delicato, come la tua pelle… abbi cura di entrambi come solo tu sai fare”.

La Luna si nascose in silenzio dietro una nuvola ma l’eco delle sue parole risuonò a lungo tra le montagne.

Joanna, guardò con meraviglia lo scrigno luccicante nelle sue mani. Poi si assopì contenta sotto un grosso albero d’ulivo.

Fu svegliata da una carezza, leggera con un raggio di luce tra le fronde. Una figura elegante era china su di lei, il suo sguardo solare e sincero la osservava incantato.

“Chi sei?”, chiese Joanna, sorpresa.

“Il mio nome è Nua-Al, è tanto che ti cerco. La fama della tua bellezza ha cavalcato il vento, oltrepassato mari e monti fino a giungere a me”.

Detto ciò, le prese la piccola mano morbida nella sua grande e forte. La invitò ad alzarsi. I due giovani passeggiarono assieme fino alle ultime luci del giorno, chiacchierando amabilmente, allorché lui le disse: “Devo andare”. Chinò il capo.

Continuò: “La tua bellezza non smetterà di risplendere sotto la Luna ma io non potrò farti compagnia”. Con queste parole si congedò.

Joanna rimase con lo sguardo perso e immobile mentre la figura gentile di lui scompariva nel tramonto.

Un’altra notte insonne attendeva Joanna. Nuvole nere e cupe pesavano sulla sua testa.
Urlò triste al cielo: “A che serve tanta bellezza nel tempo se questo tempo è fatto di solitudine?”. La risposta fu il silenzio del buio. Chiuse gli occhi.

Non era ancora l’alba quando la giovane, si destò all’improvviso, strinse con le mani lo scrigno accanto a sé. Le risuonavano in testa le parole della Luna: “La pelle e il tempo. Abbine cura come solo tu sai fare”. Il viso di Joanna si illuminò: “Solo io so fare? Sono solo io a sapere… ma il Sapere è Scienza, è Conoscenza… e tutto ciò può e deve essere condiviso!”. Come d’incanto spuntò Nua-Al dalla penombra, sembrava aver capito cosa lei intendesse. Il suo sorriso era più che mai luminoso, disse: “Andiamo, è già mattino!”.

Fu una giornata lunga quella, frenetica, infaticabile. I due giovani misero in moto tutte le conoscenze scientifiche in loro possesso, tutto lo slancio creativo possibile, per realizzare una macchina incredibile capace di miscelare ingredienti naturali e dar vita a Lybelula…

Sì, c’erano riusciti, avevano sciolto l’incantesimo. Lybelula era un unguento capace di donare una grazia vera e duratura, un elisir vellutato in grado di far risplendere la pelle, nutrendola di tutta la linfa vitale, in purezza.

Ora la Bellezza non era più un segreto… Joanna e Nua-Al ne erano consapevoli. Stanchi ma felici. Felici di aver creato un’alchimia magica che potesse oltrepassare i confini del vano narcisismo, dell’egoismo destinato a morire in solitudine. Felici di poter condividere col mondo una creazione fatta d’amore e dedizione, figlia dell’unione tra magia e scienza, resistente al logorio del tempo e pronta ad aprirsi al mondo…

Tutto questo era ed è ancora oggi LYBELULA.